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L’innovazione agisce come un circolo virtuoso: offre grandi opportunità ma al contempo rimodella i mercati e alimenta nuova competizione. La più grande sfida per le aziende sta quindi nella capacità di adattarsi alle richieste di mercato in modo agile, scalabile e veloce.

Per costruire un modello vincente, oggi più che mai, alle organizzazioni serve l’allineamento tra esigenze del Business, competenze tecnologiche e tempistiche organizzative. Rispetto al passato, infatti, il ruolo dell’IT non è più demandato all’esecuzione delle direttive aziendali, ma il suo contributo diventa fondamentale per costruire sinergie strategiche a creare valore nel tempo.

Ma come allineare le richieste del mercato con la capacità di un’azienda di soddisfarle?

Il valore dell’integrazione di dati e applicativi

L’integrazione è il motore che abilita le organizzazioni all’innovazione. Nello specifico, in un mercato sempre più dinamico l’integrazione di dati e applicativi è fondamentale per:

• Ottimizzare la Customer Experience.
Ridurre il time to market di nuovi servizi e applicazioni.
Differenziarsi rispetto ai competitor.
• Ottimizzare gli investimenti IT.

Per rispondere al bisogno pressante di agilità e velocità richiesto dal mercato, l’integrazione degli applicativi deve essere scalabile e manutenibile, ossia in grado di costruire e offrire una soluzione che permetta di gestire efficacemente esigenze più o meno gravose, facilitando gli sviluppi successivi e gli interventi di manutenzione.

Il valore delle soluzioni, infatti, sta non solo nella capacità di risolvere un problema nell’immediato, ma soprattutto nella capacità di essere la base per una crescita futura. In tal senso, le risorse tecnologiche devono essere costruite per essere riutilizzate, favorendo la velocità e la scalabilità nella creazione di servizi futuri.

In termini semplici, scalabilità è l’insieme delle azioni che un’azienda intraprende per affrontare il cambiamento, con l’obiettivo di ottenere una crescita.
Dal punto di vista tecnologico, un sistema scalabile è caratterizzato dalla capacità di fornire prestazioni ottimali anche in presenza di significative variazioni di carico.
Nell’ambito dello sviluppo di applicazioni user centered, consideriamo scalabile un’applicazione capace di rispondere ai cambiamenti richiesti dagli utenti senza stravolgere la propria struttura di base, in modo coerente e organico. Parlare di scalabilità nello sviluppo di applicazioni di frontend significa dunque parlare di estendibilità.

Manutenibilità invece è l’esigenza di far fronte all’evoluzione del software. Ogni software, infatti, invecchia con il progredire della tecnologia: le sue funzioni evolvono e si sovrappongono componenti sviluppati in momenti diversi da persone diverse, con tecnologie o stili differenti. Tener testa a questo tipo di obsolescenza è una delle sfide più impegnative, soprattutto quando la velocità dell’innovazione è elevata ed è richiesta una conoscenza approfondita delle tecnologie, della loro storia e una visione della loro evoluzione futura con un approccio allo sviluppo strutturato e chiaro.

L’evoluzione e il cambiamento deve essere gestito in ogni momento della vita di un software, dalla sua ideazione alla sua manutenzione negli anni. Questo principio, oltre ad essere una delle indicazioni fondamentali del manifesto agile, è anche una necessità di business e una caratteristica congenita del processo di design. Il cambiamento è dunque nel DNA del software, così come lo è la capacità e la necessità di innovare.

Come realizzare Architetture IT integrate, scalabili e manutenibili?

Favorire l’integrazione all’interno di un’organizzazione è l’elemento strategico per costruire Architetture IT capaci di facilitare l’allineamento delle esigenze del Business con la capacità dell’IT di soddisfarle.

Per ottenere l’integrazione di dati e applicativi è necessario definire correttamente le parti che compongono il sistema IT, mettendone a fuoco le caratteristiche e le loro responsabilità. Dopo aver isolato i componenti funzionali, è necessario metterli in comunicazione stabilendo un linguaggio chiaro ma flessibile, capace di durare nel tempo e di supportare integrazioni senza compromessi in termini di compatibilità.
Questo principio, che vale ad ogni livello organizzativo, è particolarmente vero in ambito IT, dove la definizione dei ruoli e l’ottimizzazione delle comunicazioni permettono di ottenere architetture scalabili e manutenibili.

In Intesys prediligiamo l’utilizzo di un’architettura multi-livello, composta da “strati” software con compiti ben precisi, collegati tra loro da API. Questo schema stabilisce regole semplici e chiare, che sono ingredienti indispensabili per garantire scalabilità e manutenibilità.

Ma cosa sono le API? In termini semplici, le API (Application Programming Interface) sono il linguaggio condiviso da un insieme di applicativi, che definiscono la grammatica della conversazione tra software. Una API manutenibile deve essere aperta alle estensioni, ma conservativa rispetto alle modifiche, ovvero può evolvere solo ampliando le proprie funzioni e senza modificare il suo comportamento precedente.

Per rimanere nella metafora del linguaggio, potremmo dire che chi parla una determinata lingua deve essere in grado di comprendere sia le sue forme più arcaiche che lo slang contemporaneo.
Lo scopo delle API è di semplificare il dialogo tra gli applicativi, evitando ridondanze e favorendo il loro riutilizzo per scopi diversi. Per questo costituiscono un elemento strategico per abilitare la trasformazione digitale di un’azienda, agendo come collante tra i componenti stratificati.

Una corretta progettazione delle API rappresenta il valore aggiunto che fa la differenza tra un sistema scalabile e manutenibile e un sistema ingestibile. È qui, infatti, che si realizza quell’integrazione che permette ad un software di crescere in maniera organica, creativa e vincente.

Scopri di più sulle API Architecture

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Alessandro Falezza
Software Architect

Web developer dal 2001, Alessandro fa parte del team Intesys dedicando la sua esperienza lavorativa al web design inteso nella sua accezione più larga: non solo come UI designer e frontend developer, ma anche come full stack Software Architect.

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