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Che il vento stia cambiando attraverso una rivisitazione dei processi aziendali in chiave Digital conseguente alla trasformazione delle abitudini dei consumatori, è un dato di fatto. E lo è da alcuni anni ormai.

Ma forse non tutti sanno che in un Paese qual è il nostro, notoriamente “arretrato” per certi versi a causa di gap infrastrutturali e culturali, gli italiani detengono un primato sui corrispettivi europei: siamo i primi per gli acquisti effettuati tramite dispositivi mobile.

Dato non troppo scontato per le aziende che forniscono servizi nella quotidianità delle vite proprio di questi utenti. Quello che sfugge, infatti, è che un simile parametro rivela un’utenza sempre più connessa e adepta alla tecnologia, con spiccata consapevolezza di quanto gli smartphone (e non solo) siano in grado di semplificare la vita e ogni singola operazione di cui si ha bisogno.

Si evince che il gap di cui spesso si parla nel nostro Paese sta più tra il percepito delle aziende e dei singoli operatori di mercato rispetto al reale livello di digitalizzazione degli utenti, che si rivelano nel quotidiano molto più smart – nonché esigenti in termini di “esperienza utente” – di quanto si possa credere.

Gli italiani primi in Europa per gli acquisti via mobile

Il sorprendente dato emerge dalla ricerca Connected Consumer di Mastercard, condotta da GFK Eurisko in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Romania, Russia, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera e Gran Bretagna.

Quasi la metà degli italiani, esattamente il 47%, preferisce lo smartphone come strumento per i propri acquisti quotidiani, superando in modo rilevante la media dei cittadini europei (il cui dato si ferma al 33%).

Entrando nello specifico delle modalità di utilizzo del device mobile emerge che:

  • il 38% degli italiani – vs una media del 33% per gli europei – lo usa per acquistare beni di consumo, tra cui biglietti e servizi, vivendo la propria quotidianità in modo sempre più smart.
  • Circa la metà del campione preso in considerazione dalla ricerca ritiene i pagamenti via mobile la soluzione più semplice e immediata, contro una media europea che si attesta a poche unità percentuali più del 30%.

FinTech, metà degli italiani è disposta a cedere i propri dati in cambio di benefit

Se poi si analizzano i dati relativi ad uno dei settori centrali nella vita di ognuno di noi, quello finanziario, ciò che si scopre è ancor più sorprendente. Da un’indagine condotta dalla società di consulenza A.T. Kearney nell’ambito delle FinTech, ossia alla fornitura di servizi e prodotti finanziari attraverso le più avanzate tecnologie, si evince che il 50% dei consumatori in Italia metterebbe a disposizione i propri dati e la propria posizione finanziaria con altre società nel settore tecnologico in cambio di benefit. Una propensione più alta rispetto alla media dei cittadini europei, la cui apertura alla condivisione è ferma al 32%.

Nella pratica ciò significa che la metà degli italiani sarebbe pronta a trasferire conto corrente e dati finanziari a Google, Apple, Facebook, Amazon o altre società di FinTech in cambio di sconti sui servizi e migliori prodotti digitali, per esempio applicazioni che consentono in modo immediato, efficiente e sicuro pagamenti digitali attraverso lo smartphone.

Dal sondaggio emerge inoltre che il 35% dei consumatori in Italia ha dichiarato che potrebbe valutare il cambio della propria banca entro 24 mesi, attratto da buone condizioni di prezzo o da servizi più vicini alle proprie esigenze. Media che nel resto d’Europa si ferma al 22%.

Staremo a vedere, ma quel che è certo è che tre dei top player sul mercato – appunto Google, Facebook e Amazon – hanno ottenuto la licenza per diventare presto operatori bancari in Europa.
Certo, entrando nei tecnicismi, bisogna attendere l’entrata in vigore del regolamento con gli standard tecnici di EBA (RTS) su autenticazione del cliente e comunicazione sicura con i TPP che prestano servizi di Payment Initiation e Account Information. Nello specifico, le regole tecniche di EBA entreranno in vigore (indicativamente) a settembre 2019. Non manca troppo. E poi, cosa potrà succedere?

L’unica vera certezza è che gli utenti italiani risultano molto più pronti e ricettivi nei confronti delle tecnologie di tutti i colleghi europei. Talmente pronti che sono disponibili a dare in mano i propri soldi alle società protagoniste della rivoluzione digitale. Società abituate a dialogare, gestire processi e offrire servizi ai propri utenti in una modalità completamente full digital. E per la metà di noi la fiducia è pressoché totale.

E le aziende italiane che forniscono prodotti e servizi sono altrettanto pronte ad affrontare l’irreversibile processo di digitalizzazione?

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Michelangelo Prisciandaro
Business Developer

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