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Questo articolo è stato scritto prendendo consapevolezza ed ispirazione da una citazione che ho letto in un post di Facebook non molto tempo fa che recitava così:

Procedo per errori e tentativi

Sono ormai due anni che lavoro in Intesys come UX Designer e devo ammettere che avere consapevolezza dei propri errori e comprendere come questi siano parte fondamentale di un processo di crescita mi è ancora molto difficile.
Anche se apparentemente semplice e lineare da accettare come ragionamento, ritrovarsi di fronte ad un problema non è mai una sensazione piacevole; questo perché, quando questo si manifesta, dobbiamo fare ricorso ad una quantità maggiore di risorse in termini di tempo e concentrazione, uscendo in questo modo dalla nostra “comfort zone”.

Cresciuta in una società dove è sempre il più bravo ad essere premiato e la persona che “sbaglia” o “non rispetta le regole” viene dipinta come la “capra a cui tirare le orecchie”, mi sono convinta con il tempo (in maniera estremamente errata e malsana) che sbagliare rappresenti una sconfitta, un qualcosa di sbagliato, una mancanza di conoscenza e competenza della persona.

Questo ragionamento mi ha influenzato così tanto che il primo anno lavorativo l’ho vissuto con estrema “ansia da prestazione”, dove avevo il terrore di sbagliare, di fare un errore per paura di essere giudicata negativamente.
Con il passare del tempo, questa sensazione si è evoluta, per poi cambiare radicalmente: mi sono resa conto di come la paura non era reale, ma solo un prodotto del mio immaginario e frutto del mio modo di pensare al futuro. Mi faceva temere di cose che non esistevano ancora e forse non sarebbero esistite mai.

Diventando più consapevole di questo, mi sono resa conto di come procedere per errori e tentativi sia possibile solo se si dispone di una cosa fondamentale: l’autostima. Indipendentemente dal contesto in cui ci si trova, l’autostima ti permette di superare proprio quegli ostacoli che sembrano apparentemente insormontabili.
In effetti la nostra vita si basa proprio su questo: una continua ricerca di uno stato di equilibrio, di un centro invisibile che ci faccia sentire importanti, amati, utili e realizzati.
Maslow*, con la sua piramide dei bisogni, ci dice proprio questo.

Rappresentati e schematizzati attraverso una piramide, i bisogni collocati sulla base rappresentano ciò che, per l’uomo, è primario, nonché necessario affinché i bisogni superiori possano manifestarsi.
Facendo attenzione allo schema possiamo notare come i bisogni:

  • nella parte bassa della piramide sono istintivi e legati alla “natura animale” dell’uomo: il bisogno di sicurezza (fisica, morale..) e quello fisiologico (respiro, sonno..);
  • nella parte alta della piramide sono legati alla sfera psicologica ed al bisogno di autostima e autorealizzazione.

Questo intero flusso di pensieri mi ha permesso di comprendere come parte del mio bisogno di autostima sia appagato nel lavoro attraverso il successo di un progetto, di un cliente soddisfatto, di una presentazione riuscita. Gratificazioni di questo genere mi portano per forza di cose a non mollare di fronte ad un problema ma a provare e riprovare. Accolgo un problema come una sfida personale dove io, come persona, mi metto in gioco.
Sono convinta che, indipendentemente dal contesto in cui ci si trova, un aspetto importante della crescita personale si basi sullo spirito con cui noi affrontiamo il problema ed il coraggio con cui compiamo una scelta piuttosto che un’altra.

“Il premio, in questo caso, è stata la crescita. Quando cresciamo, tendiamo a dimenticare questa semplice ma fondamentalmente motivazione che tutti abbiamo da bambini.”

John Maeda

* Nonostante la scala sia più corretta se utilizzata all’interno del contesto “sopravvivenza dell’individuo” piuttosto che in quello di “affermazione sociale”, credo che comunque l’esempio calzi correttamente.

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