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La diffusione dell’open source sta crescendo esponenzialmente, portando allo sviluppo di nuove applicazioni e di nuove forme di servizi online. I software open source, conosciuti anche come OSS, oggi possono essere applicati in moltissimi campi di innovazione, come per esempio l’elettronica e la robotica: le numerose possibilità di impiego stanno favorendo un supporto crescente da parte del settore software. Per il 2021 e il prossimo futuro questo tipo di applicazioni è destinato a raggiungere uno sviluppo sempre più ampio: le imprese che vogliono preservare e aumentare la propria competitività devono prendere piena consapevolezza di questo ramo in continua evoluzione e delle possibilità che può offrire a un’azienda di portare la propria struttura informativa verso un’Architettura IT evolutiva.

Open Source Software: passato, presente e futuro

Gli approfondimenti teorici e la narrazione intorno al “fenomeno” del software open source (nel seguito OSS, Open Source Software) partono da lontano, in particolare dal 1985, anno in cui Richard Stallman fondò la Free Software Foundation (FSF). L’organizzazione senza fini di lucro nacque per lo sviluppo e la distribuzione di software libero: un sistema operativo completo, compatibile con UNIX, ma distribuito con una licenza permissiva, con tutti gli strumenti necessari altrettanto liberi.

Fin da subito fu chiaro il potenziale modello di business sotteso a questa scelta: nessuna revenue per l’utilizzo di un codice chiuso e immodificabile (se non dalla azienda proprietaria), bensì contratti di:

  • consulenza;
  • assistenza;
  • estensione delle funzionalità;
  • formazione.

Negli anni l’OSS è cresciuto in modo molto importante, sia come pervasività dei prodotti – pensiamo alle varie distribuzioni di Linux o a OpenOffice o a Apache http server, uno dei web server più diffusi sulla rete internet –, sia come volume d’affari sviluppato intorno ad esso.

L’acquisizione di RedHat, una software house da sempre dedicata esclusivamente a OSS, da parte di IBM per 34 miliardi di dollari nel 2019 ha suggellato un “passaggio di maturità” dell’OSS che viene sempre più considerato dai CIO un approccio comparabile ai prodotti software “tradizionali”.

Le soluzioni open source andranno incontro a un utilizzo sempre più ampio: lo sviluppo procederà in direzione delle funzionalità di controllo, stabilità, sicurezza e training, migliorando anche l’esperienza d’uso dei developer.
Il 2021 sarà un anno che porterà sicuramente a nuove evoluzioni anche in termini di connessione tra OSS e Big Data: i progetti open source sono infatti in grado di abbracciare tutti i livelli del mondo data science, come dimostrano i linguaggi di programmazione open source come Ruby e Python. La maggiore diffusione dei progetti OSS implicherà una crescente quantità di dati, da rendere a disposizione delle aziende anche al di fuori del mondo software.

Il valore strategico dell’open source

In molte situazioni e in molti contesti, l’Open Source Software può essere per l’azienda che l’adotta per i propri progetti di trasformazione digitale una scelta strategica, in grado di garantire:

  • flessibilità;
  • aderenza a standard aperti;
  • potenziale completo controllo del codice;
  • maggiore indipendenza dal vendor e dal fornitore.

Con una scelta OSS, integrare nuove soluzioni, nuovi servizi, nuove tecnologie e nuovi prodotti per evolvere la propria architettura IT diventa meno complesso e meno costoso rispetto a una situazione caratterizzata da soluzioni proprietarie chiuse, abilitando la creazione di sistemi agili, costruiti per rapidi adattamenti agli attuali contesti in continuo mutamento e in grado di aggiungere dinamicamente ed efficacemente nuove funzionalità integrandole in modo più semplice con la situazione esistente.

Gli OSS garantiscono inoltre riduzione dei tempi di sviluppo software, maggiore facilità di troubleshooting, maggiore aderenza agli standard, maggiore garanzia sull’investimento, maggiore flessibilità dovuta al codice aperto e quindi, in ultima analisi, una minore rischiosità globale dei progetti.

«Attraverso le scelte di utilizzo di OSS decise in azienda non mi sono mai trovato nella condizione di dover dire ai miei stakeholder interni “No, non si può fare”».

dichiarazione del CIO di un’importante compagnia di assicurazioni

Enterprise Edition vs. Community Edition

Se il 2021 deve essere un anno di svolta, il business può cominciare anche dalla propria struttura informatica sfruttando le grandi potenzialità dell’open source di cui abbiamo appena parlato.
Da che parte iniziare? Identificando innanzi tutto il punto di vista più adatto alle proprie esigenze:

  • OSS come prodotto: Enterprise Edition OSS
    Il software mantiene le sue caratteristiche di codice aperto, ma viene “garantito” da una software house che fornisce assistenza, livelli di qualità, aggiornamenti regolari, gestione del ciclo di vita. L’EE-OSS mira alle grandi organizzazioni che non ritengono accettabile non poter contare su assistenza certa, patch sicure e tempestive, rilasci regolari di nuove versioni (magari anche in una fase successiva ad un periodo di utilizzo CE-OSS). Di solito EE-OSS sono a pagamento, di solito non nella forma di acquisto della licenza ma in forma di subscription (assistenza e accesso al codice) che spesso – e correttamente, nel solco della “filosofia” OSS – consente comunque di continuare ad utilizzare il software e modificarlo liberamente anche interrompendo il contratto di assistenza dopo un primo periodo regolarmente contrattualizzato.
  • OSS come progetto: Community Edition OSS
    Il software viene sviluppato, manutenuto ed evoluto da una comunità di sviluppatori, diciamo così, libera. Sono normalmente gratuiti – cioè liberamente scaricabili senza costi – e senza nessun tipo di garanzia di qualità del codice. In molti casi CE-OSS sono comunque software complessi, sofisticati, performanti, ricchi di funzionalità e possono assolvere le esigenze di molte aziende, come nel caso delle varie distribuzioni Linux “CE” o il fenomeno più recente dell’orchestratore e gestore di container Kubernetes.

Kubernetes è la piattaforma che funge da orchestratore e gestore di container per il deploy di applicazioni cloud-native: la crescita dei professionisti specializzati in Kubernetes nel 2021 sarà essenziale per lo sviluppo del mondo OSS al fine di migliorare e facilitare la disponibilità di nuovi driver applicativi. Migrare su Kubernetes può essere una grande opportunità per le aziende non solo per ottimizzare l’impiego dell’open source, ma anche per favorire l’evoluzione della propria Architettura IT nel corso del tempo, rendendola più flessibile, performance e scalabile.

Vuoi sapere di più su questo tema? Lo abbiamo approfondito all’evento Headless & API date 2020 nello speech: “Kubernetes: il motore per l’orchestrazione e l’evoluzione dei servizi aziendali”

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Ilario Gavioli
IT expert e General Manager Intesys

Dal 1995, Ilario predispone la strategia e identifica le tecnologie su cui focalizzare le attività in funzione dei piani di business delle aziende.

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