Skip to main content

Nei giorni scorsi, chi monitora le performance SEO del proprio sito con lo strumento Search Console di Google, può aver ricevuto un’e-mail relativa a una nuova metrica che misura la reattività delle pagine alle interazioni degli utenti, l’Interaction to Next Paint (INP): le segnalazioni di problemi riguardanti l’INP potrebbero destare preoccupazioni, ma è importante mantenere la prospettiva, comprendere cosa misura l’INP e come questa metrica si inserisce in un quadro più ampio.
La comunicazione di Google è un invito a preparare le pagine del proprio sito in vista dell’inserimento, da marzo 2024, di questa nuova metrica INP tra i Core Web Vitals, in sostituzione dell’attuale FID (First Input Delay): vediamo meglio insieme di che cosa si tratta.

Cosa sono i Core Web Vitals e come influiscono sulla SEO?

I Core Web Vitals sono un set di indicatori, introdotti da Google nel 2020, che pongono l’attenzione sulla qualità dell’esperienza utente sulle pagine web e forniscono delle soglie di riferimento per valutare:

  • Le prestazioni di caricamento (Largest Contentful Paint, LCP)
  • L’interattività (First Input Delay, FID, che presto sarà sostituito da Interaction to Next Paint, INP)
  • La stabilità visiva (Cumulative Layout Shift, CLS).

Un’esperienza sulle pagine eccellente dovrebbe essere un obiettivo chiave di ogni sito e può contribuire a raggiungere un buon ranking di ricerca: i sistemi di ranking, infatti, cercano di premiare i contenuti utili agli utenti e che offrono anche un’esperienza utente positiva.
Sono tantissimi gli aspetti da prendere in considerazione, ma monitorare i Core Web Vitals può contribuire a individuare una serie di interventi per migliorare l’esperienza sulle pagine dai diversi dispositivi.

Cos’è l’Interaction to Next Paint (INP)

Mentre il sopracitato FID misura solo la prima interazione, l’INP considera tutte le interazioni sulla pagina e fornisce una visione più completa dell’esperienza complessiva dell’utente rispetto a FID.

Secondo una stima di Chrome, il 90% dell’esperienza di un utente su una pagina avviene dopo il caricamento: per questo motivo, monitorare una metrica come l’INP che misura tutto il ciclo di vita della pagina diventa essenziale.

L’INP misura la reattività complessiva di una pagina, valutando quanto tempo passa dalle varie interazioni dell’utente a quando viene restituito un feedback visivo (ad esempio, l’apertura di un menu di navigazione, l’avvio di un video, la risposta al clic su un pulsante, etc.).
Se l’utente aziona un elemento della pagina e questa rimane bloccata e insensibile per il tempo necessario a concludere i suoi task, ritardando il feedback visivo, può avere l’impressione che la pagina non stia rispondendo e cliccare o ripetere più volte l’azione: alcuni task richiederanno naturalmente più tempo di altri, ma per interazioni particolarmente complesse è importante presentare rapidamente un feedback visivo iniziale come segnale per l’utente che qualcosa sta accadendo.

L’INP valuta la latenza di tutte le interazioni tramite clic col mouse, tocco su un dispositivo touchscreen e tastiera che si verificano durante la visita di un utente a una pagina.

Quand’è che l’INP può essere ritenuto buono oppure migliorabile?

I valori di riferimento sono considerati:

Buoni fino a 200 ms

Da migliorare tra 200 e 500 ms

Scarsi oltre i 500 ms

Le segnalazioni di valori superiori ai parametri di riferimento non devono causare allarmismi immediati ed è importante sottolineare che la variabilità delle capacità dei dispositivi degli utenti può influire sui risultati dell’INP.

Google ci incoraggia piuttosto a considerare l’INP e gli altri Core Web Vitals come alcuni dei molteplici aspetti da monitorare per migliorare l’esperienza utente complessiva, che a sua volta può portare a migliori performance SEO.

Migliorare il punteggio INP e la qualità dell’esperienza utente

Per capire se e dove intervenire per migliorare l’Interaction to Next Paint e in generale la User Experience complessiva sul proprio sito, il primo passo è logicamente la raccolta di dati. Alla luce di questi, il passaggio successivo sarà individuare quali interazioni nello specifico risultano troppo lente: forse l’apertura di un menu oppure il click per l’aggiunta di un prodotto a carrello?

La latenza complessiva di un’interazione è data dalla somma di tre fasi:

1

Input delay: parte da quando l’utente inizia un’interazione sulla pagina e finisce quando entra in funzione i callback previsti per quell’evento;

2

Processing delay: il tempo necessario per il completamente dei callback;

3

Presentation delay: il tempo che il browser impiega per presentare il frame successivo che contiene il risultato visivo dell’interazione.

Un determinato INP potrebbe dipendere, ad esempio, da una computazione JavaScript particolarmente expensive in termini di elaborazione per il browser, delle animazioni non performanti, di una struttura del markup eccessivamente complessa o di stati di loading non gestiti.

Dopo aver verificato tramite test l’entità della latenza, sarà possibile intervenire sull’ottimizzazione: le diverse fasi dell’interazione richiedono azioni specifiche, che vanno identificate e implementate con l’aiuto di un team congiunto di specialisti SEO e sviluppatori web.

Hai bisogno di supporto per migliorare l’Interaction to Next Paint del tuo sito?

CONTATTACI PER UNA CONSULENZA
3.0/5.0 Article rating
2 Reviews
Cosa ne pensi dell'articolo?
  1. Amazing
  2. Good
  3. Bad
  4. Meh
  5. Pff
Angela Previdi
Web Marketing Specialist

Web Marketing Specialist di Intesys dal 2007, Angela sviluppa progetti digitali con approccio inbound e particolare focalizzazione sugli ambiti SEO e Analytics.

NEWSLETTER