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E dopo la fattura elettronica? Inizia l’era della digitalizzazione.

La fattura elettronica è realtà  operativa, e aggiungerei, finalmente. Dopo il suo annuncio nel lontano 2008 e un lungo periodo di silenzio, nell’arco dell’ultimo anno ha raggiunto tutte le Pubbliche Amministrazioni e i loro fornitori.

Per parlare con i numeri, nel mese di giugno 2014, periodo di entrata in vigore dell’obbligatorietà  per la PA centrale, sono stati inviati poco più di 43.000 file fattura per arrivare ai quasi 578.000 del mese di Marzo 2015 e, considerando che solo ad Aprile è scattata l’obbligatorietà  per tutte le PA, i numeri sono destinati a crescere alla grande.

Guardando questi volumi di digitalizzazione di milioni di documenti/anno si capiscono meglio le aspettative ottimistiche sul grande risparmio e sul miglioramento organizzativo nella PA, ma la sola fattura non rappresenta che un minuscolo tassello nella nostra vita lavorativa.

Cosa ci aspetta se guardiamo oltre la fattura elettronica? Se la consideriamo il punto di partenza e non di arrivo? quali saranno gli altri cambiamenti che ci aspettano o che sono già  in atto?

Due grandi forze che spingono al cambiamento:

La fattura elettronica assieme alla ricetta medica e al certificato di malattia digitali sono la prima forte spinta al cambiamento, l’imposizione normativa consolida e accelera una tendenza tecnologica che troppo spesso ha visto un po’ di pigrizia da parte delle aziende. Noi operatori dell’universo “documentale” ci spertichiamo da anni sui benefici di risparmio e di efficienza portati dalla digitalizzazione ma spesso siamo rimasti poco ascoltati. Per provocazione e battuta a volte dicevo ai miei clienti: ma da quando le imprese hanno bisogno di imposizioni normative per investire in miglioramento e contenimento dei costi? Ma alla fine, effettivamente, queste imposizioni normative hanno contribuito a rompere gli argini delle consuetudini operative e ci spingono al cambiamento.

Assieme alla normativa, un’altra grande forza che spinge le aziende al cambiamento viene anche dall’interno, viene infatti proprio dalle persone che le costituiscono e le fanno vivere. Le aziende sono insiemi di persone e queste persone oggi sono abituate a lavorare con informazioni digitali e strumenti molto evoluti. Un tempo era impensabile utilizzare per la propria vita privata le tecnologie disponibili in azienda ma il paradigma si è ribaltato e oggi la disponibilità  di informazioni, sistemi di pagamento, di dispositivi e applicazioni, unite alle dinamiche di condivisione e collaborazione stimolate dalla cultura “social” hanno reso il nostro modo di operare nella vita privata snello, veloce, evoluto, efficiente molto di più di quanto le aziende siano riuscite a fare per la nostra vita lavorativa.

Qualcosa è cambiato?

Si, molto è cambiato, in primis da oggi è definitivamente cambiato il “documento” così come lo conoscevamo sia nella forma sia nel ruolo. Il documento tradizionalmente inteso è stato l’unico modo di rappresentare i dati, le transazioni, le informazioni perchè le potessimo interpretare, utilizzare e scambiare tra più persone, un cambiamento grande per una civiltà  che fonda le sue regole sul documento scritto, sul pezzo di carta quello dello Scripta Manent e del Carta Canta, per capirci, a pensarci, un cambiamento epocale.

L’informatica ci ha permesso di elaborare in maniera sempre più veloce, automatizzata ed efficiente volumi sempre maggiori di dati, ma il suo output ha sempre dovuto adattarsi all’unico modo di operare riconosciuto dalla legge e dalle consuetudini, alla fine ha sempre dovuto produrre documenti, ma dal momento in cui la legge e le persone hanno riconosciuto come validi, per i fini a cui sono preposti, i documenti elettronici, si è definitivamente abbattuto il collo di bottiglia della digitalizzazione del nostro lavoro, rappresentato, appunto, da quell’unico modo che avevamo a disposizione di rappresentare le informazioni.

Siamo finalmente liberi di ripensare i nostri modelli di lavoro con i ritmi, la creatività  e l’efficacia propri di questa epoca “social”.

 

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