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Come cambia la comunicazione dei fattori ESG? Quali novità ha introdotto la Commissione Europea ed entro quando le aziende sono chiamate ad adeguarsi?
Un breve spaccato sull’imminente entrata in vigore della direttiva CSRD per farsi trovare pronti e sul pezzo.

La più grande minaccia al nostro pianeta è la convinzione che lo salverà qualcun altro. – Robert Swan

Cos’è la direttiva CSRD?

CSRD è un acronimo di cui le grandi imprese quotate in borsa hanno già sentito parlare.
Da gennaio 2024, infatti, saranno loro a essere toccate per prime dalla “Corporate Sustainability Reporting Directive” che detta le regole per rendicontare i fattori ESG alle aziende del vecchio continente.

A ruota, nell’arco di qualche anno, la rendicontazione non finanziaria diventerà obbligatoria per tutte le aziende europee chiamate a rendere trasparenti le proprie scelte in termini di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.

Tempistiche d’adozione

Non volendo entrare nei dettagli tecnici della direttiva, ci limitiamo a riportare i principali obblighi introdotti, che vertono su 4 temi principali:

1

Relazione sulla gestione

Obbligo di inserimento di tutte le informazioni sulla sostenibilità all'interno del documento di Relazione sulla gestione;
2

Asseverazione

Obbligo di redigere il report di sostenibilità e certificarlo da ente terzo;
3

Digitalizzazione

Obbligo di rendere accessibili digitalmente le informazioni sulla sostenibilità;
4

Principio di doppia materialità/doppia rilevanza

Obbligo per le imprese di rendicontare su come i criteri ESG influenzino le prestazioni finanziare dell’impresa e, viceversa, su come le attività aziendali impattino all’esterno, in relazione ai temi materiali di sostenibilità.

Il terzo punto è quello che ci tocca più da vicino, sia come società sia a livello di attività di comunicazione: già da anni, pionieri a nostra volta, abbiamo iniziato la redazione di un report di sostenibilità in formato digitale e arricchito il nostro bagaglio di scelte sostenibili.

Oggi la materia si fa sempre più delineata e incasellata, dando modo alle aziende di avere una lista di parametri da rendicontare e standard a cui allinearsi.

Come è cambiata la narrazione della sostenibilità d’impresa?

Sostenibilità, scelte green, diminuzione dei gap sono diventate tra le buzz word più utilizzate negli ultimi anni. Da quando il movimento ecologista ha spinto sull’acceleratore, tante imprese si sono interrogate sulle proprie scelte, intraprendendo attività e percorsi atti a rimettere in circolo parte degli utili, a compensare le emissioni o a ridurre le iniquità.

In alcuni casi, come per Intesys, la lunga storia di scelte di CSR è sfociata nella consapevolezza di diventare una Società Benefit, traguardo raggiunto nel 2022, e di puntare a fornitori e partner sostenibili.

Per altre aziende, invece, il percorso può essere più tortuoso sia per una reticenza manageriale alle tematiche ESG sia per due grandi nemici della sostenibilità:

  • green washing, la messa in atto di politiche volte a ripulire scelte eticamente discutibili;
  • green hushing, o silenzio verde, la volontà di non comunicare le proprie scelte per paura di essere tacciati di green washing.

A porre un punto e virgola alla situazione ci ha pensato la Commissione Europea, chiedendo sempre maggior trasparenza alle aziende e un allineamento agli standard con l’adozione, dal 1° luglio 2023, dei principi europei di rendicontazione della sostenibilità (ESRS).

Comunicare la sostenibilità

Appare sempre più evidente come la comunicazione agli stakeholder diventi fondamentale sia come driver di scelta, sia come asset valoriale da condividere e sul quale basare delle scelte di medio-lungo periodo.

Secondo Google, i consumatori sono sempre più propensi all’acquisto di prodotti sostenibili (dal 75% all’88%) e il 74% richiede a gran voce alle aziende una maggiore trasparenza sulla sostenibilità.

Anche nel mercato B2B l’attenzione è alta, non solo a livello produttivo e di ambiente aziendale, ma anche sulle filiere di fornitura e l’approvvigionamento delle materie prime.

In molti casi virtuosi le aziende sono uscite dalla zona di comfort, arricchendo le classiche pagine di sostenibilità d’impresa con piani editoriali strutturati sui social network e/o sui blog e comunicando in modo nuovo e dinamico le proprie scelte aziendali.

I reparti marketing e comunicazione sono chiamati ad accendere la luce su questa tematica, rendendola uno strumento a supporto dell’employer branding, dell’awareness di marca e della lead generation.

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Giada Padovani
Inbound Marketing Specialist

In Intesys Giada sviluppa progetti digitali inbound centrici definendo e riorganizzando la strategia comunicativa multicanale delle aziende per perseguire gli obiettivi di business ed efficientare i processi di gestione del lead.

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